Artigianato Digitale
Artigianato e cultura digitale formano un binomio apparentemente contradditorio, che può però diventare un formidabile motore di innovazione.
Cosa significa per ONEOFF essere oggi un artigiano del digitale?
Significa capire che, in realtà, la cultura digitale è una cultura più artigianale che industriale. La cultura industriale cerca prima di tutto la produttività, mentre la cultura artigianale cerca di completare l’oggetto, di ripararlo o di farne la manutenzione. Nel caso del digitale, abbiamo una materia che è fatta di software, contenuti, interfacce, sensori: per ONEOFF, questa è la materia prima digitale che deve essere formata, plasmata, contestualizzata, integrata.
Il concetto di sedurre è legato anche ad un’altra attività: sedare una forma “magica” come quella digitale. Si tratta di attività che rientrano in un dialogo tra materia, forma, processi, che è veramente legato alla cultura artigiana: una cultura che vede ogni contesto come unico.
La materia digitale e’ per ONEOFF lo strumento di comunicazione che si interfaccia con tutte le tecnologie produttive disponibili, dalla prototipazione rapida, alla fresatura cnc, al taglio laser, alla fotoincisione o ad altre tecniche più tradizionali.
La stessa materia digitale, può servire per strumenti e prodotti propri della comunicazione o delle arti visive. Legare il file 3D a concetti di interaction design o project mapping e’ uno degli ultimi aspetti di questa rivoluzione.
L’uso generativo delle tecnologie digitali e’ possibile grazie ad una interazione tra cultura artigiana, cultura hacker e Rete.
La cultura hacker propone una visione del lavoro umano più ludico/creativo, e generoso. La voglia di contribuire alla conoscenza globale supera gli obiettivi personali (e il profitto ed essi associabile) e tende a una partecipazione emotiva al lavoro creativo del mondo. Una sorta di vera e propria missione a contribuire a un “mondo migliore”.
La Rete consente la connessione di risorse, tempo, idee da condividere, una risorsa globale a cui associare nuovi tipi di partecipazione e nuove forme di produzione come ad esempio il crowdsourcing. Clay Shirky, docente alla New York University, riflette su questa sorta di “surplus cognitivo”, definendolo una vera e propria forza emergente e vitale, in grado di raccogliere un sapere delocalizzato e frammentato, e di aggregarlo in qualcosa di nuovo e di utile per la collettività.
Un’altra interessante analogia tra la cultura artigiana e la pratica informatica è l’attività di riparazione (nel gergo “manutenere”). In effetti fabbricare e riparare sono un tutt’uno e solo chi li possiede entrambi vede al di là dei componenti di un oggetto e coglie la finalità complessiva e la coerenza di una tecnica.
Il mondo digitale per la sua estrema vivacità, la capacità di cogliere e diffondere l’innovazione, di trasformare idee in imprese di fulminante successo che operano localmente ma competono sui mercati globali, permette di comprendere meglio un altro importante fattore competitivo: la dimensione aziendale.
Partendo quindi da un artigianato che e’ in grado di utilizzare il digitale e coniugarlo in varie declinazioni, si ottiene una realtà in grado di realizzare ogni tipo di prototipo o prodotto perché non ci sono limiti alla sua applicazione.
Non si parla più solo di artigianato digitale, ma di CULTURA DIGITALE, che permette a varie competenze di interagire in sincrono, perché utilizzando la stessa materia, possono realizzare prodotti virtuali e reali, adatti ad un utilizzo industriale, relazionale, musicale, visivo. Questa e’ la vera rivoluzione, essere in grado di gestire la materia digitale canalizzandola secondo le proprie necessità, virtuale o reale, visiva o produttiva.
ONEOFF e’ parte di questo movimento e lavora al suo sviluppo.